Centoquattresima puntata 19/02/2012

Per placare l'astinenza anche una lectio brevis offre interessanti spunti.

 

 

Il cielo aveva emesso già un verdetto,

le strade confermavan la sentenza:

restar asciutti è meglio oggi nel letto.

Ma ceder lui non volle all'evidenza

e come lui color che troppo stretto

sentivano l'angor dell'astinenza.

"Fra neve, ghiaccio, pioggia ed altri scorni

non si pedala più da dieci giorni."

 

Pensava Caparrin nell'aria guasta,

poi ripensava: "Non m'aspetto folle,

un folle solo per partir mi basta."

E forse fu la musa che non volle

giocar tutta domenica a canasta

mentre l'acqua cadeva con le bolle,

tant'è che con svariati kappa-way

lo accompagnaron nientemen che sei.

 

Nucci è il primo dei candidi mantelli

mentre il suo fido Nonni l'ha celeste

e incerata c'è pure la Bertelli.

Li vede il duca e subito si veste,

però leggero e senza tanti orpelli.

"Ma che belle sorprese sono queste!

C'è Tempestin in manto grigio topo,

Chiarugi e Marconcin s'incontran dopo."

 

La voglia di partir che tosto impazza

fra i nostri temerari dura fino

al riparo della social terrazza.

Caparrin non indossa il cappellino

che scongiurar potrebbe pioggia e guazza

ma scritto dei ciclisti ormai è il destino

e ognun intrepido la bici inforca

fra vecchi cumuli di neve sporca.

 

Già dopo un miglio Caparrin decreta:

"Fatal è stato nel partir l'indugio

quindi cangiata fia la nostra meta.

Non più San Gimignan come rifugio.

Seguirem come labile cometa

del cielo nubiloso ogni pertugio.

Per cominciar, mi par che sia più bello

ad ovest verso il colle del Mannello."

 

Lo conforta Chiarugi che è del loco:

"Se piove è decision dimolto saggia

così che a rincasar ci metto poco."

E però tutto il gruppo s'incoraggia

pur non vedendo altri ciclisti in gioco.

Sol dalle ruote l'acqua assai s'irraggia

lasciando tracce di guizzante mota

sulla schiena ed in faccia a chi sta a ruota.

 

"Non lorderem la bicicletta invano,"

sostiene Caparrin quasi orgoglioso

"anche se incerto ancora è il nostro piano."

Sol Nonni appar silente e pensieroso

ché con l'abiura di San Gimignano

sperava in giro piatto e neghittoso,

e lui a sentir parlare di salite

subisce attacchi d'asma e di gastrite.

 

Il Mannello non è salita grama

ma Nonni sente già d'esser chiamato

protagonista d'esplosiva trama.

"Andate pure avanti ché ho forato!"

A un certo punto con sollievo esclama

ed alla sorte sembra pure grato.

Ma Caparrin gli dice: "Sì, t'ammiro

ma ti s'aiuta e poi prosegui il giro.

 

Anzi, ti diamo un'assistenza pronta

ché l'ora della sosta ormai s'appressa."

La ruota Tempestin tosto gli smonta,

Marconcini gli insuffla aria compressa

e Nonni in apparenza non s'adonta

di tanta servitù che gli è concessa,

e allegro come il Cristo di Mantegna

a scalare il Mannello si rassegna.

 

Nucci, che di Boldrin patisce il tarlo,

sorride invece alla salita dura

e si allena in sua assenza per staccarlo.

Ormai lo conosciamo e non c'è cura,

per combinarne più che in Francia Carlo

sale col rapportone da pianura.

Tempestin che parrebbe più normale

con ugual guarnitura in vetta sale.

 

Mentre che Nonni annaspa e non annega,

sul poggio arrivano i due eccelsi atleti

con varie doglie e colpi della strega.

Gli altri più sani sono pure lieti

d'aver scansato pioggia ed altra bega

ma per gioia di critici esegeti

Caparrin non trascura la proposta:

"E adesso dove andiamo a far la sosta?"

 

Fra indugi e attese di varia sostanza

forse però stavolta a ben pensarci

d'altra sosta non v'era la mancanza.

Non eran poi così sudati marci

i ciclisti per meritar la stanza

asciutta e calda d'un bel circol ARCI.

Ma Caparrini non si può sottrarre

al rito antico del caffè nel barre.

 

Quei sei caffè (perché Chiarugi è esente)

costaron sei chilometri d'ammanco

e Caparrin perciò timidamente

volle far consapevole il suo branco

che, pur vincendo il clima assai inclemente,

il giro era inglorioso, ad esser franco.

"Propongo" allora disse "Lungagnana,

una salita in più che ci risana."

 

Scontato fu di Nonni il voto avverso

e gli altri dietro come le formiche.

Poi incontraron un gruppo ben diverso

di luridi ciclisti in mountain bike

che da un lago di fango parve emerso

e ispirò loro riflessioni antiche:

"Se non siam sani almen siam consolati

ché di noi ce ne sono più malati."