Centonovesima puntata 09/09/2012

In mezzo a una folla d'incogniti atleti emerge uno strano esemplare di ciclista a pile.

 

La musa ritornata dalle ferie

non s'aspettava di veder per strada

di ciclisti una simile congerie.

Caparrin, a cui tanta folla aggrada,

in testa a tal interminabil serie

a troppi convenevoli non bada.

"Se li scriviamo tutti in questo giro

si finisce l'inchiostro d'una biro.

 

Sembran ciclisti da riviera e bosco

ma a parte i nostri noti personaggi,

quattro o cinque pur io non li conosco."

Nel gruppo in moto con i primi raggi

si scorge infatti qualche tipo losco

che di bici non sembra ai primi assaggi.

In queste rime infatti sono nuovi

un Buglione e il predace Corsinovi,

 

degni ambedue a Tirano d'agnizione,

non come invece un certo Mandolino

che qualcun vide già in circolazione,

o un uomo in giallo detto lo stradino

che più d'ogni altro incognito s'espone,

o un baffuto che sta nascosto e chino,

o quel giovine atletico con barba

del qual, dice la musa: "Non mi garba."

 

E non aveva proprio tutto i torti

giacché costor di cui son tutti ignari

a vederli parevan baldi e forti,

non di quelli che fanno botti e spari.

"Sol uno" (è Caparrin) "potrei proporti.

Come vedi, son molti gli esemplari

ma questo è certo il più curioso e strano,

non a caso lo chiamano Vulcano,

 

ché all'inizio in salita sembra spento

ma poi sprigiona un'energia nascosta

che diventar lo fa vero portento.

Se qualcun nel silenzio gli s'accosta

udire può il fruscio dell'erba al vento

mentre pedala senza lena imposta.

Insomma, tecnologico oppur vile,

egli è un ciclista che pedala a pile."

 

L'occupazion da tutti molto ambita

che prima di questa bella scoperta

era staccar Boldrin sulla salita,

ora convien che tosto si converta:

con onore nell'opera si cita

colui che staccherà Vulcan sull'erta.

Ammette il motorino però bara,

allor pagar la deve molto cara.

 

Quando comincia il Sughera e poi il Tonda

contro Vulcan si muove quasi un'orda

che pedalate muscolose affonda.

Egli va al passo della gatta sorda

temendo forse che il motor si fonda,

allora di Boldrin ci si ricorda

e lo stradin ch'è giallo e assai si nota

procura di levarselo di ruota.

 

A San Vivaldo, luogo di cavalli

s'aspetta, si conciona e ci si posa

per radunar gli azzurri, i bianchi e i gialli.

Sol la Bertelli con il casco rosa,

come se al cul avesse vari calli,

in discesa si lancia bellicosa:

sull'asfalto che langue e si corruga

tenta con Nucci un bel bidon di fuga.

 

Vulcano, che in discesa è uno normale,

riman con gli altri timido e indeciso,

ma quando poi la strada ancora sale

li mette, senza mai guardarli in viso,

in fila da stradino a marsupiale

(che non ha più il marsupio per inciso).

La scena ci ricorda a prima vista

una gara di keirin svolta in pista.

 

Con Vulcano davanti come il derny

raggiungono la coppia fuggitiva

cercando però presto altri governi,

perché il centauro, è bene che si scriva,

ha marchingegni che non son superni

e in cima a tutto fuoco non arriva:

il motorin non è come si pensa,

lo status di bubbone sol compensa.

 

Allora con cipiglio in testa passa

un uomo che il motor ha nelle cosce

tipicamente curvo a chiorba bassa.

Boldrin nel mucchio ben si riconosce

ma dietro a lui compatta è ancor la massa

e le sue gambe son inani e flosce.

Corsinovi, Stradin, Nucci e Cocchetti

emettono ben presto i lor verdetti.

 

Lo sorpassan così come Salani,

e pure Giunti l'atto non disdegna

mentre Chiarugi ha modi un po' più umani,

lo affianca e a non abbattersi gli insegna:

"O Boldrin, se i tuoi sforzi sono vani

non ti crucciar e ancor le cosce impegna,

anzi conviene mettercela tutta

perché dietro Vulcano ancor erutta."

 

Colui che in prima istanza parve un razzo

porta in finale l'unico guadagno

di staccar Caparrin e il suo codazzo.

La sosta nel rifugio di Castagno

nonostante la folla è un breve sprazzo

e i sudor non profondono in un bagno.

Purtroppo oggi bisogna rassegnarsi:

non ci son più quei bei ciclisti scarsi.

 

Qui senza caschi non ci son segreti,

si svelan dei novizi i veri volti

e i calici di vino sono lieti.

In piedi o ai tavolini son raccolti

mentre in bici già fremono gli atleti

per i chilometri che gli son tolti.

E per ricaricarsi nell'attesa,

di corrente Vulcan cerca una presa.