Centoventiduesima puntata 27/10/2013
In mezzo a vecchie glorie e compagni di merende spunta anche un giovine virgulto.

Le stagioni non son come una volta
quando d'autunno cadevan le foglie
e iniziava dei funghi la raccolta.
Il traffico dirige senza doglie
or Caparrini che una folla folta
nella sua strada troppo stretta accoglie,
però a dispetto delle foglie morte
le maniche e le brache sono corte.

È ver che ci son molti manicotti
mentre Chiarugi per vestirsi peggio
ci avrà forse pensato giorni e notti,
e si presenta al pubblico dileggio
con le maniche lunghe senza motti,
mentre pur degna di miglior motteggio
è la Bertelli che per dar nell'occhio
ha sulla schiena il naso di Pinocchio.

Ma fermiamoci qui ché non è il caso
di descriverli tutti e trentasette
sennò di rime ci trabocca il vaso.
È che ci son ciclisti e biciclette
più strani e inaspettati di quel naso.
Eccezione alla regola s'ammette:
a Bagnol Elle e Bagnol A sian lodi
che sembravan estinti come i dodi.

Il resto è tutto quasi come prima:
ci sono quattro o cinque sconosciuti
e tanti indegni di menzion e rima.
Alcuni son per tutto il giro muti,
alcuni sempre in fondo ed altri in cima.
Ma i lettori non siano prevenuti
se la pugnace narrazion riprende
dai due truci compagni di merende.

Boldrini e Nozzoli sono di nuovo
in lizza con gran brama di successo,
sempre in agguato come lupi in covo.
Gradevoli son come al dente ascesso,
come nell'occhio un bel pruno di rovo
o su lavagna l'unghie a mo' di gesso.
I sol che fissan gli occhi lor ferini
son Costoli, Cianetti e Ciampalini

che già sul clivo di San Gimignano
tentano blanda fuga a testa bassa,
però Boldrin, che qui parrebbe umano,
sta con il duca e il duro affronto incassa
e Nozzoli, che sa pur andar piano,
non ragiona di lor ma guarda e passa.
E tal salita col sopito agone
solo di riduttor fa selezione.

Tolti i Bagnol, Pinocchio con la fata,
uno coi copriscarpe, un Borchi bianco
e Ulivier con giallognola incerata,
ancora variegato resta il branco,
pure con qualche faccia mai svelata.
Ma fra qualche eccedenza e qualche ammanco
colui sul qual la musa pone appiglio
è un bimbo che par di Cocchetti figlio.

Rapporto breve e giovanil ardore:
sembra qualcun che fra gli allievi corre.
"Accompagnato son dal genitore.
Cocchetti non mi chiamo ma Latorre."
Ci tiene a precisar mentre il sudore
copiosamente sulla fronte scorre.
Come Chiarugi una gabbana indossa
ma la salita lo turba e lo spossa.

"Quanta ne manca?" Speranzoso chiede
a Caparrin che vede grande e saggio.
Ed egli a lui: "Ce n'è ma non si vede.
Castel San Gimignano è il primo assaggio,
poi risale al Cornocchio ma poi cede
fino a Castagno che sarà un miraggio."
La musa tende subito le antenne
pregustando una botta minorenne.

Nel presidenzial gruppo s'intabarra
al passo delle provvide formiche
mentre il salace Menichetti narra
aneddoti su tette, culi e fiche
ben lungi dalla misera gazzarra
scatenata fra le fazion nemiche.
E Nozzoli da solo i colpi assesta
contro Cordero, Zio, Nucci e Tempesta.

Nemmen Boldrini ai suoi fendenti scampa.
Nozzoli stacca Costoli e Cianetti:
come Paccian lo chiameranno il Vampa,
tanto s'accende coi ciclisti inetti
e li castiga in ogni dosso o rampa.
Del suo furore chiari son gli effetti:
gli antagonisti arrivano a Castagno
e sembran reduci da un turco bagno.

Bibite bevon a sudore miste
mentre l'invitto Nozzoli consola
il compagno Boldrin che pare triste.
Acqua con fiele Costoli si scola,
ansima Nucci e Zio con lui persiste
mentre Salani da ogni poro cola.
Di forti atleti il gruppo ben s'impingua
e tutti mostrano di fuor la lingua.

Lontan da quelle deprecabil orde
Latorre col suo rapportin fa pena
ma in tutti i saliscendi non demorde.
Perde ben presto la ducale schiena
e quando infine par messo alle corde
ritrova in vetta la perduta vena.
Trova a Castagno il gruppo che l'aspetta
e addenta come premio una barretta.

Latorre, anima pura non corrotta
dalle mollizie della sosta Pagni,
si rallegrò della mancata botta.
Alle merende intenti i suoi compagni
gli fecero notar con frase dotta
che sulle bici già vedevan ragni.
Così pressato e pure preso a gabbo
tosto scomparve a ruota del suo babbo.