Ventiquattresima puntata 28/03/2005

Donde si evince che il ciclismo può far perdere i chili ma anche i senni

 

Monteriggion di torri si corona.

Il verso è quello solito dantesco

ad aprir questa Classica che dona

i primi fiori d’albicocco e pesco

e, come ormai la tradizion ragiona,

torreggian nella cerchia in lauto desco

sette ciclisti in agio e pronti al rutto

che tritan spesso pan con gran prosciutto.

 

Non erano dietetici crostini

in bocca a Caparrin, ma enormi pani;

così Bertelli, Nucci, Tempestini

e Bagnolin smembravan con le mani

quello ch’era impossibile ai canini,

e con loro l’inedito Salani

cercava d’imparar come si morda

un cibo che di bocca assai deborda.

 

Il pane si piegava ai lor bocconi

malvolentieri e con frantumi e pena.

Se fosse stata piazza con piccioni

avrebbe offerto loro pranzo e cena,

però d’altri animal Monteriggioni

oggi, dì di Pasquetta, era ripiena,

e sarebbe aumentato il lor conteggio

se conquistato avessero un parcheggio.

 

Sei settimi di gruppo manducante

(tolto Chiarugi in incorrotta inedia)

sarà per Caparrin un confortante

bilancio d’una Classica che tedia

qualche ciclista per timor che tante

bici più lente abbassino la media.

Così Boldrin si assenta, e non ci accora,

per pedalar da solo a trenta all’ora.

 

Ma ripartiam con ordine dal via,

perché Boldrin non è l’unico caso

odierno di psicopatologia.

Il transgenico dal pelame raso,

per sua natura ingenerosa e ria,

il senno ha abbandonato in picciol vaso,

accanto al qual c’è quel non più pregiato

di Nucci ch’ormai tutto l’ha versato.

 

Con la sua bici nuova marca Scotte

egli si lancia in un repente volo

con l’immane possanza d’un Nembrotte.

Ma non vuole fuggir per restar solo,

né vuol che siano casse ed interrotte

le frenesie che sgorgan senza scolo:

perciò ritorna indietro a testa bassa

e il gruppo in senso inverso risorpassa.

 

Uno normale tal bizzarro gioco

lo può fare una volta o forse due.

Nucci no, lo ripete in ogni loco,

in piano, in erta, in clivo, in su e in giue:

perché giammai s’estingua il sacro foco

pedala e nel cervello ha già la lue.

E s’ode dir: “Adesso fo l’elastico,

però a Monteriggion mi fermo e mastico.”

 

Non fu nessun sorpreso ed interdetto,

sapevano che Nucci prima o poi

avrebbe perso il ben dell’intelletto;

ed ora è molto chiaro a tutti noi,

chiara n’è la cagion, chiaro l’effetto,

perché convien costui che non s’annoi.

E qual è di pazzia segno più espresso

che, per staccar Boldrin, perder se stesso?

 

Di Nucci e di Boldrin le folli gesta

lasciamo alle puntate più meschine

e celebriamo questo dì di festa.

È primavera già che le bambine

e gli orsi bruni dal letargo desta.

Mai più nevi vogliamo, mai più brine!

Ed oggidì questa Pasquetta grigia

sveglia non sol Bertelli callipigia.

 

Infatti, in tema di risveglio d’orsi,

oggi possiamo festeggiar con botti,

dopo tre anni ormai che son trascorsi,

il risveglio del pingue Pelagotti,

un che sapeva in pian e in erta imporsi

qual puledro che senza morso trotti,

ma poi mordeva in altre circostanze

sovente ipercaloriche pietanze.

 

Scalò lo Stelvio e il Gavia, e fu sovrana

la fama sua per la catena rotta

sull’erta più tenace di Toscana,

ma fu famoso pur per la condotta

di corsa qualche volta un poco insana

che lo portava dritto a far la botta.

Poi quando smise il vizio del pedale

non biasimò d’incingersi un quintale.

 

Quando la bici ormai pareva in pace,

eccolo ritornar di nuovo in sella

senza il conquiso addome da batrace.

Dir della forma sua tornita e snella

ci sembra ancora perlomen audace,

però la volontà par sempre quella

che lo portò senz’arti e sotterfugi

a dominar Boldrini e pur Chairugi.

 

Chissà se tornerà l’antico atleta

che sapeva sprintar su ogni traguardo

ed esplodere in crisi senza pièta.

Or s’è fermato al timido Lucardo,

però se quest’abbrivio si completa

l’antico Stelvio non sarà sì tardo.

Non della gamba sia più lungo il passo

ma almen rifugga dal perduto grasso.

 

In questa nebbia che diventa piova,

mentre di Nucci il senno è con lui perso,

nuova futura speme si ritrova,

non solo in Pelagotti riconverso

ma pure in Bagnolin che zitto cova

la voglia d’esplorare l’universo,

e nel giovin Salani che non muta

l’estro di pedalare con la tuta.

 

Nuova generazion d’erranti avanza

per spodestar la dirigente classe.

Stanno imparando in breve militanza

le due norme del gruppo che li attrasse:

si deve fare sosta ove si pranza

e tener sempre medie orarie basse.

L’Empolitour di primavera esulti

allo sbocciar di questi suoi virgulti.