Ottantaduesima puntata 28/03/2010

Menzioni e minzioni nella Classica di Monteriggioni.

 

 

 

Li avevamo lasciati l’anno scorso

a tritar sode sniappe con presciutto

che richiedon un molto esteso morso,

e tornan oggi non a becco asciutto

ma bagnato con vino a lungo sorso

che mette la lor fame a degno frutto:

per tradizion nella turrita cerchia

l’Empolitour di pane si soverchia.

 

Infatti di Monteriggion si tratta,

la prima classica di primavera

che ad ogni bocca e gamba ben si adatta.

Caparrin nella folla ormai non spera

ma in milizia famelica e compatta

che sappia sopportar la corsa intera.

“Non io che son per troppe miglia imbelle.”

Dice appena arrivato Bagnol Elle.

 

“Neppur io” dice Borchi Pi “son degno

d’esser partecipe di quella mensa

che gastrico richiede troppo impegno.”

E pure Tempestin pedala e pensa:

“Affinché nella gara lasci il segno

digestion ci vorrebbe troppo intensa.”

Ma per tre che rinunciano al diritto

altri due converranno nel tragitto.

 

Boldrini intanto piscia a Martignana.

“Così” gli dicon “fai straboccar l’Orme!

O che la reggi da una settimana?”

Il suo mitto in effetti sembra enorme

e quando torna in gruppo ha l’aria strana

e sua velocità non par conforme.

“A colazion mi son bevuto” ammette

“più di un litro di tè con le gallette.

 

Con questa idratazione preventiva

non ho portato il peso di borraccia

così la bici mi si alleggeriva.”

Questa tesi non è che grinza faccia,

così quando la prima rampa arriva

scatta leggero, e Nucci dietro a caccia.

Ma lo scatto finisce in un cespuglio

dove ancor svuota il fin del suo miscuglio.

 

La fuga che s’annulla con la sosta

ricomincia però dopo Marcialla

quando Boldrin sembra tornare in posta.

Si libra in volo allor come farfalla,

però si vede che il sellin gli costa

un fastidio che punge e che lo imballa.

Così che quando arriva a Castellina

beve in pubblica fonte e quindi orina.

 

Mentre Boldrin soddisfa sua premura,

Caparrini già pensa ad altra impresa

per soddisfare tutti tra le mura.

Perciò lungo la ripida discesa

di contare le bocche egli si cura

tanto per prepararsi a far la spesa:

“Nucci, Rinaldi, Marconcini, Rossi,

Muritan, Traversar, son ortodossi.

 

Per tacer di Chiarugi che s’esenta

e di Boldrini che sennò ribeve

e le soste umorali poi incrementa.”

Manca soltanto una salita lieve

per conquistar la sniappa che s’addenta,

e un ciclista normal altro non deve

che attraversar la porta detta Franca

cassando un’invitante strada bianca.

 

Ma la Bertelli appena passa e vede

sassi che un tempo ella solcar amava,

alle lusinghe del passato cede.

“Chi vien con me su quella strada prava?”

Ai maschi neghittosi allora chiede.

“Seguitemi, ché son esperta e brava!”

Ma l’unico che segue senza indugi

è il nostalgico e intrepido Chiarugi.

 

“Così” lui dice “cito la terzina

del canto trentunesimo d’Inferno

scolpita sulla porta Fiorentina.

La strada è ripida, però discerno

che la nostra perizia ben s’inclina

anche ad un mezzo fragile e moderno.”

Mentre ciò dice ed il manubrio afferra,

la bici slitta e cade giù per terra.

 

E pria di proferir parola o riso,

sulla petrosa e malagevol erta

il destin di Bertelli è pur deciso.

Così la coppia di sterrato esperta

la salita conclude in modo inviso

leggendo sotto quella porta aperta

con le bici per mano a far da sponda

Però che come sulla cerchia tonda...”

 

In quella cerchia tonda ai tavolini

stavano già gli astanti a bocche ferme

pronti al morso col via di Caparrini.

Solo Boldrin frenetico ed inerme

proiettato sembrava ad altri fini,

come un paziente in visita alle terme.

La cerchia priva d’angoli convessi

non gli offriva però degni recessi.

 

Svuotati i lieti calici di Chianti

e le sniappe tritate negli omasi,

s’alzaron ebbri e sazi tutti i fanti

per affrontar le conclusive fasi,

le pedalate torpide e strazianti

per giungere alla meta insieme o quasi.

Boldrini a questo punto suole infatti

fuggir a chiorba bassa senza patti.

 

Quando il gruppo s’accorge di sua assenza,

c’è chi per abitudine non  bada

o sconsolato pensa: “Beh, pazienza.”

Ma poi si scopre quanto strano accada

che ancora per un’idrica incombenza

solo è rimasto e non sa più la strada,

ed è curioso come ultimo verso

dir che Boldrini per pisciar s’è perso.