Giro 2017

Bassano del Grappa 26 - 28 maggio

Il Giro del Grappa

 

 

Antefatto

 

Nasce all'insegna dell'assenza il venticinquesimo Giro d'Italia dell'Empolitour. E anche la presenza dell'onnipresente e immancabile presidente Caparrini è a suo modo un'assenza, perché le sue vicissitudini cliniche, già note alle cronache nazionali, gli hanno imposto un temporaneo divieto di pedalata. Ligio ai dettami medici, egli non ha eccepito al divieto ma non ha voluto lasciare in balia dell'ignoto la sua squadra, capace di scalare in unanimità al massimo un San Baronto senza la sua rassicurante schiena.

Le scritture del Giro erano già pronte nei dettagli, come pure l'hotel Palladio di Bassano del Grappa, come pure l'omonimo storico monte sul quale sarebbe stato eretto il vessillo della spedizione. Il supremo custode dell'ortodossia avrebbe perciò partecipato in qualità di capitano non pedalatore, risolvendo a suo favore un ostacolo giuridico non secondario. Lo statuto dell'Empolitour prevede infatti che nell'albo d'oro dei grandi giri compaiano soltanto i ciclisti, tesserati e non tesserati con precedenza d'elencazione ai primi, intendendo per ciclista, in senso molto lato, colui che porta seco la bicicletta e la usa anche per pochi chilometri. Autisti e accompagnatori sedentari possono ricevere menzioni di cortesia ma non rientrano in classifica, altrimenti l'auriga Coletti sarebbe già in zona promozione.

Caparrini, che oltre ad essere organizzatore, prenotatore e contabile è anche legislatore ha deliberato per salvaguardare la sua onnipresenza che può essere considerato partecipante a tutti gli effetti e al pari di tutti i pedalanti anche colui s'iscrive senza bicicletta, purché regolarmente tesserato per l'anno in corso. Il decreto è stato approvato alle sei di mattina del 26 maggio sull'autobus con voto unanime di tutti i partenti, che pur di non privarsi dell'insostituibile guida presidenziale avrebbero approvato anche l'abolizione delle soste Pagni. La lista ufficiale fu perciò consegnata cinque minuti dopo, con l'autobus già in moto e le bici già inglobate: Bagnoli F, Bertelli, Caparrini, Farnetani, Innocenti St, Maltana, Marconcini, Menichetti, Muritano, Nucci Ri, Nucci Ro, Salani, Traversari, Ulivieri, Calugi, Cilia, Gastasini, Lupi, Mazzanti, Pisaturo, Scardigli S, (ciclisti). Sabatini (furgonista). Bartolini (moglie di furgonista). Coletti (auriga).

I venticinque lettori che conoscono tutti gli ottanta partecipanti alle precedenti edizioni avranno notato sotto l'unico onnipresente nomi conosciuti e recidivi da due a ventiquattro volte e un solo neofita, il misterioso Calugi che sembra non fare mistero della sua lentezza. Gli stessi attenti lettori avranno pure notato che la formazione è priva di alcuni celebri rappresentanti. Se è vero che Caparrini è l'unico insostituibile, fra i presenti si dovranno trovare validi sostituiti in importanti compiti istituzionali come la sparizione improvvisa, il prolungamento di soste, la botta in salita, l'istigazione degli avversari o semplicemente la narrazione. L'io narrante per la prima volta dovrà descrivere un Giro ricorrendo a immaginazione e testimonianza. L'eroica fatica che dovrà durare per arrampicarsi sugli specchi di vicende non vissute forse alla fine sarà paragonabile a quella necessaria per arrampicarsi due volte in cima al Monte Grappa.

 

 

La grande guerra

 

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi Empolitour il 26 maggio. L'incipit era già scritto da quando in inverno Caparrini aveva tracciato questa prima tappa da Valdobbiadene a Bassano del Grappa. L'esercito aveva già indossato le uniformi in autobus. Alcuni fanti, come Ulivieri, erano già vestiti da ciclista fin da Empoli, tant'era il fremito che attraversava le loro membra, fiere di poter ripercorrere strade immemori della storia patria, ma anche strade che l'indomani saranno solcate dai rosei ciclisti. Così, sostiene Caparrini, il percorso della tappa vera, Pordenone - Asiago, potrà essere bipartito e smaltito in due giorni: un'ottantina di chilometri oggi e una cinquantina domani, tutti già studiati e dotati di frecce rosa a scanso di deviazioni e smarrimenti. Il generale ha infatti garantito una blanda assistenza fino al Grappa sull'autoblindo del pilota Sabatini ma non può vigilare sulle coscienze topografiche d'ogni singolo ciclista. Le raccomandazioni prima della solenne partenza sono le solite, impartite e disattese anche quando pedalava: rimanere tutti uniti fino all'imbocco della salita evitando soste o fughe bidone (e qui volge uno sguardo non casuale a Muritano).

Finché il Piave mormora a suo fianco la truppa sembra procedere a ranghi ordinati. S'intravede addirittura l'introvabile Gastasini, maestro di sparizioni e ritiri subito dopo il gonfiaggio delle ruote. È il momento d'apprezzare la complessione e l'abbigliamento del plotone, non proprio uniforme ma tematico, come lo stahlhelm teutonico a secchio di carbone in testa a Farnetani. Ragazzi del '99 sembrano Lupi e Scardigli, lasciando volutamente vago il secolo in questione, mentre Marconcini e Mazzanti hanno l'aspetto statuario di ulani del regio e imperiale esercito. Curiosa è anche la livrea asociale di Calugi sponsorizzata da Brunetta, in accordo alla sua volontà di scalare il Grappa con le femmine.

Quando a valle subentra il fiume Sonna l'armonia della schiera è già compromessa. Tra Feltre e Caupo basta una fontana per assistere alla scomparsa di Bagnoli F, Marconcini e Salani. Nulla in verità sarebbe compromesso nell'era dei telefonini e dei GPS, ma nei minuti necessari alla geolocalizzazione la fuga di Muritano è già irrimediabilmente partita e probabilmente anche quella di Gastasini la cui assenza non desta particolari sorprese. Dal canto suo Bagnoli F nell'attimo del ricongiungimento a Caupo innesca una controfuga bidone per assaporare almeno fugacemente le prime posizioni a lui sconosciute.

A questo punto la vigilanza caparriniana può rilassarsi. Da qui alla cima la strada sale lieve e sterminata senza possibilità d'errore, a parte il bivio finale che conduce alla casa armata del Grappa ove è posta la distribuzione del rancio. Incominciano a delinearsi gerarchie inedite ma prevedibili. La tradizionale classificazione basata su un centroide di caparriniani preceduto e seguito da ciclisti in varie forme di attrazione e repulsione, deve purtroppo lasciare il posto a un generalizzato sparpaglio. Grosso modo si profilano lungo la silenziosa ascensione alcune pattuglie specializzate: gli avanguardisti, con Marconcini, Mazzanti, Menichetti, Nucci Ro, Pisaturo, Salani e Scardigli che ambiscono alle medaglie; i rintuzzati, che oltre i velleitari Bagnoli F e Muritano annoverano ciclisti mediani di natura o delusi, come Cilia, Farnetani, Nucci Ri e Traversari; i retroguardisti, detti anche minatori perché potrebbero esplodere da un momento all'altro, formano un gruppetto affiatato con Calugi, Innocenti, Ulivieri e la Maltana, con la Bertelli a fungere da crocerossina almeno finché non si distrae. Essi ambiscono ovviamente alla sola sopravvivenza e alla speranza di trovare qualcuno che li aspetta al rifugio. Poi in ogni battaglia che si rispetti si contano i dispersi, in questo caso Gastasini e Lupi.

Man mano che la salita s'approssima al sacro culmine i ciclisti si diradano come la vegetazione ad alto fusto. Benché la vista possa spaziare verso orizzonti di strada molto lontani pochi Empolitour riescono a percepire l'abisso dei distacchi. In testa il faceto trombettiere Menichetti, dopo avere tenuto alto il morale della truppa con barzellette licenziose, riesce a staccare l'ulano Mazzanti, l'incursore Pisaturo e il marconista Salani. Conquistano per primi il maestoso e ambito edificio che non è il Sacrario del Monte Grappa, da visitare semmai a pancia piena, ma la CASA ARMATA DEL GRAPPA E RIFUGIO BASSANO, in cubitali maiuscole ove il generale Caparrini li sta aspettando per dispensare i meritati viveri. Contemporaneamente, otto chilometri più in giù, Calugi transita dall'albergo Forcelletto e medita il pernottamento. Lo salvano il contegno da mantenere di fronte alle due donne e la constatazione che Innocenti è messo peggio di lui. Poi la Madonnina del Grappa o la Madonna del Covolo hanno pietà degli afflitti e li conducono sani e felici sull'agognato avamposto ove i commilitoni li acclamano ed esultano per la fine di una geologica attesa.

La vera fine della proficua esercitazione arriva dopo un paio d'ore e una lunga discesa sul tracciato della strada Cadorna che alcuni come Salani interpretano con spirito riflessivo e altri come la Bertelli con spirito bellicoso. Caparrini col trasporto privilegiato li ha già abbandonati ai loro destini, diretto al quartier generale dell'hotel Palladio. Il suo cuore non duole perché il suo occhio non vede i dissacranti discesisti che nell'assolata parete dell'imponente massiccio indossano la mantellina. Se la tolgono a Romano d'Ezzelino, al primo dei tre passaggi su tre tappe. Qui tentano di riunirsi, ricontano i dispersi nel frattempo raddoppiati e si prefiggono d'arrivare al Palladio per la via meno sbagliata. L'impresa si dimostra più ardua ed eroica della conquista del Grappa e passa attraverso qualche conciliabolo presso le mura di Bassano e qualche giro a vuoto sulle rotatorie cittadine. Il presidente li accoglie con paterna rassegnazione ma senza commiserazione perché in queste occasioni era solito perdersi pure lui. La prima battaglia è vinta, la velata tristezza può cominciare a lasciare liberi quegli occhi che hanno visto tante di quelle montagne e sono stati inondati da tanto di quel sudore.

 

 

L'armata Brancaleone

 

Dal suo punto di vista, ora deformato, di coordinatore senza bicicletta Caparrini si prepara ad affrontare il compito più difficile di tutta la spedizione, imporre cioè ai venti scoordinati ciclisti il percorso e la visione della tappa di Asiago, penultima anche per il Giro vero. La sera prima aveva distribuito il set di sopravvivenza con la tabella di marcia, l'elenco numerato dei partecipanti e la mappa col tracciato del percorso, ripassato da pennarello nero a punta spessa che oscura ogni riferimento limitrofo utile. Molti lo prendono, pochi lo leggono e nessuno lo consulta perché si liquefa col primo sudore. Però qualcuno s'era accorto di un'apparente ridondanza: la confluenza col percorso rosa nel solito Romano d'Ezzelino, distante cinque chilometri da Bassano, avverrebbe dopo venticinque con evidente giro pesca in visita a rotonde e semafori. L'intento in realtà è pedagogico, l'allungamento del brodino, aldilà dell'impegnativa prova d'orientamento consentirebbe di ritardare l'arrivo ad Asiago in modo strategico poiché, sostiene Caparrini, arrivando troppo presto s'indurrebbero gli impazienti alla fuga in albergo (e ancora volge un pensiero non casuale a Muritano).

Per assicurarsi che nessuno in maniera fraudolenta possa prendere la scorciatoia, Caparrini si presta a fungere da scorta nei primi venti chilometri dentro il furgone di Sabatini. Osservati speciali il riottoso Muritano, ovviamente, e l'asociale Calugi che smessi i panni di Brunetta indossa preoccupante maglia con la scritta Skatzi. Il novanta per cento dei ciclisti è ligio e zelante, solo i dispersi ritrovati Gastasini e Lupi per evitare recidive si fanno caricare con le bici nel vano merci e cominciano a pedalare a Romano. E per unanime ammissione ci vuole più tempo a capirli che a caricarli e scaricarli.

Quando s'ode di nuovo mormorare il Brenta, che Scardigli continua a chiamare Piave, l'ammiraglia caparriniana saluta la compagnia con appuntamento ad Asiago: le bici sono già sulla strada dipinta di rosa a loro dedicata per contendersi la supremazia sulla spiraliforme salita di Foza. Dopo il Grappa riservato agli Empolitour questa è condivisa con una ricca fauna stanziale e migratoria di ciclisti eterodossi che interferisce col regolare svolgimento della gara intestina. Si sa per esempio che Nucci Ro non si fa mai sorpassare da ciclisti con lo zaino e la Bertelli da cicliste che non la salutano. Una di queste maleducate istiga il suo animo belluino che l'autorizza a cessare l'assistenza alla debilitata Maltana e a risalire molte posizioni, dalla sagoma esplosa di Calugi che tentava l'affrancamento dalle femmine, fino alle caracollanti schiene di Bagnoli F e Traversari. In testa Nucci Ro, esaurito l'effetto fionda degli zavorrati, viene sorpassato da Salani e Pisaturo che transitano nell'ordine sotto lo striscione del GPM appena montato, mentre Menichetti è costretto a rallentare per narrare una storiella sulle suore agli inseparabili Mazzanti e Scardigli. In mezzo alla modica folla che popola il cacume di Foza si notano anche lo stahlhelm di Farnetani e vari pigiami bionici come quello di Nucci Ri. Qualcuno giura di avere visto anche Gastasini vestito da Bhoss e Lupi vestito da Birindelli. Si sa per certo che la gaia triade caudale è composta da Ulivieri, Maltana e Innocenti che frena vistosamente negli ultimi metri per assicurarsi ancora una volta il titolo di fin de course.

In verità non è finito un bel niente e i definitivi valori e gerarchie della tappa sì conosceranno più tardi nell'arengo di Asiago ove Caparrini ha già predisposto l'accampamento. La tattica è quella sperimentata da anni al Tour e consiste nell'espugnazione di un ristorante con vista sul percorso e su un televisore per resistere almeno cinque ore fino alla venuta dei corridori. Il contratto di locazione stipulato con l'hotel Paradiso per la custodia delle bici e l'usufrutto dell'apparecchio televisivo prevede però l'obbligo del pranzo che non tutti ritengono meritato. Il presidente e l'auriga tentano di dare il buon esempio ma non riescono a convincere nemmeno il furgonista e la consorte che optano per il turismo. Coi ciclisti l'opera di persuasione si scontra con una comoda discesa che li condurrebbe alle comode camere del Palladio (e ancora volge un appello non casuale a Muritano) constatando comunque che la sparizione di Gastasini è già avvenuta prima del tentativo.

Alla fine delle trattative Caparrini deve disdire soltanto il cinquanta per cento dei coperti prenotati ottenendo le adesioni di abituali spettatori di tappa come le due femmine Bertelli e Maltana, i due Nucci e i due camerati Marconcini e Salani. Encomiabili integralisti sono anche Calugi che vuole onorare in ogni dettaglio la sua prima esperienza, Lupi che vuole redimersi dall'etichetta gastasiniana e addirittura Muritano che vuole riconquistare un certo rigore notarile. Per assurgere al titolo di perfetto integralista non basta però fermarsi alla consumazione del paradisiaco pasto, occorre al momento opportuno rinunciare all'agio per accalcarsi alle transenne ed acclamare dopo un paio d'ore il venturo Pinot. Si sa per certo che Caparrini, supremo visionatore di tappe, occupa uno scomodo posto a settecento metri dal traguardo e che la coppia Marconcini-Salani è attivamente partecipe con evidenze iconografiche. Si sa anche che le soffici poltrone del Paradiso sono fatali a Calugi, colto da un irreversibile abbiocco con russamento. Il resto dei ciclisti vagherà tra questi due estremi osservando un ideale connubio a distanza con gli undici vili già discesi a Bassano e pure con gli assenti: che siano quelli del Paradiso, del Palladio o delle proprie case, i divani saranno i principali protagonisti di questa visione di tappa.

 

 

Amici miei

 

L'ultima giornata del Giro dell'Empolitur è da sempre una lectio brevis sed magna. L'intento del legislatore è quello di condensare una salita nell'arco di un mattino per meritarsi il pranzo in albergo necessario per lavarsi gratuitamente. In genere Caparrini ricorre a sbrigativi anda-e-rianda ma quest'anno il Grappa, che offre almeno cinque versanti o varianti, può soddisfare in modo sintetico anche le coscienze circolari, fatto salvo il breve palindromo per arrivare al Rifugio Bassano. È la volta della salita da Semonzo che, volendo, è anche la più dura di tutte e che, volendo, consente impietosi confronti coi tempi della cronoscalata del Giro 2014.

Tutte le volontà dei ciclisti rispondono all'appello mattutino del presidente, tranne quella di Lupi che dopo la bella prova di Asiago preferisce riposarsi senza rendere di nuovo omaggio ai suoi coetanei del sacrario. In compenso Gastasini sgonfia e rigonfia più volte le ruote ad alto profilo e sembra molto determinato. A parte rari e illusi cronometristi, gli altri scalatori si accontenterebbero arrivare sulla Cima Grappa durando fatiche amichevoli ma quando le ostiche e soleggiate rampe entrano nel vivo dell'altitudine riemergono anche desideri mai repressi di rivalità, soprattutto in testa dove l'incertezza dell'ipotetica classifica finale somiglia a quella del Giro d'Italia vero. Allora il salace Menichetti vuole essere ricordato sul Grappa come ciclista serio e lo conquista per la seconda volta staccando di poco il pugnace Salani. Più indietro Pisaturo sarà ricordato come frequentatore di podi mentre Nucci Ro è pago per avere preso più di mezz'ora di distacco da Quintana. Completano i quadri dirigenziali Marconcini, Scardigli, Cilia e Farnetani che condividono col vincitore le ultime lunghe foto prima delle ultime lunghe attese. In coda infatti se la prendono più comoda del solito, esibendosi anche in foto pedalanti grazie alle velocità pedonali. Si tratta naturalmente di Bertelli, Maltana, Ulivieri, Calugi e Innocenti che sulla via del rifugio ingaggiano un'interessante sfida per l'ultimo posto. Finalmente la spunta Calugi che per rimirare la schiena d'Innocenti è costretto a simulare un plateale appiedamento. Quando tutti sono pronti a ridiscendere dalla strada Cadorna qualcuno si ricorda del mancante Gastasini. Il personaggio recita fino in fondo la sua parte, ma si narra che egli sia partito a tutta randa ed abbia poi effettuato a metà salita un'imbarazzante retroversione.

Negli occhi del presidente appiedato ma passeggiante si comincia a intravedere una velata soddisfazione. La discesa Cadorna che li separa dal Palladio e dalla sua appendice ristoratrice Belvedere è rilassante, e genera considerazioni transitorie e finali in chi la percorre con la bici, col furgone e coi pensieri. I tedeschi usano il termine schadenfreude per indicare il piacere provocato dalla sfortuna altrui ed ha applicazione nel ciclismo domenicale quando uno che quel giorno non può pedalare gioisce se piove a dirotto. All'opposto esiste nel buddismo il concetto di mudita che esprime la gioia di un ciclista che non può pedalare o partecipare al Giro nel vedere altri ciclisti che si divertono. Probabilmente l'amicizia può provocare anche questi sintomi.

 

 

Fotogiro 2017